Il Cremlino sposta delle truppe sul confine ucraino e fa salire la tensione, gli attori occidentali cercano di uscire dall’impasse

Da alcune settimane si sono pericolosamente alzate le tensioni sul confine russo-ucraino per via dell’ammasso di forze militari russe nella regione; e a onor del vero la tensione si è alzata anche all’interno dell’Ucraina stessa, dal momento che alcune armi sono state portate ai ribelli filo-russi nelle zone occupate del Donbass.

I protagonisti sono, chiaramente oltre a Russia e Ucraina, anche UE e USA. Nonostante si tratti di un 3 contro 1, il presidente Putin ha dalla sua la nota imprevedibilità, che forse spera di poter opporre all’immobilismo occidentale, specialmente quello dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri UE Josep Borrell. La Russia può inoltre contare sulla Bielorussia per tenere sotto pressione i confini polacchi dell’Unione e migliorare la sua posizione negoziale con l’occidente.

Tuttavia, se da una parte la “crisi migratoria” tra Polonia e Bielorussia si è rivelata tanto grave dal punto di vista umano quanto politicamente effimera, dall’altra la fermezza di Biden per quanto riguarda la politica estera rimane ancora in larga parte ignota. Putin questa volta gioca con una mano peggiore del solito e forse è anche per questo motivo che durante tutta questa vicenda si sta dimostrando disponibile al dialogo.

L’incontro tra Biden e Putin del 7 Dicembre – crediti ilPost (Sputnik, Kremlin Pool Photo)

Il nodo della NATO

Il problema fondamentale che ha causato questa escalation, ma anche l’invasione della Crimea nel 2014, è l’avvicinamento del governo Ucraino all’occidente, all’Unione Europea, e ancor di più alla NATO, la quale nel 2008 promise all’Ucraina una sua eventuale entrata nell’organizzazione. Come fa notare ilPost, quella promessa oggi risulta scomoda per tutti gli attori coinvolti. L’intenzione di integrare l’Ucraina nell’alleanza militare non c’è, come non c’è la volontà di ritirare la promessa, pena, un’importante perdita di credibilità. E così la Russia ha paura, teme che un proprio vicino possa diventare alleato economico e militare dei suoi avversari. 

Più in generale, l’Ucraina rimane una regione essenziale per la difesa della Russia, ma rappresenta anche un punto importante per la retorica nazionalista russa, che promuove i popoli ucraini e russi come uno solo, uniti come dovrebbero essere anche le loro nazioni.

La situazione attuale

In questo momento la Russia ha circa 100.000 truppe dispiegate sul confine ucraino. Il Ministero della difesa ucraino ha affermato in un’intervista al Military Times che la loro intelligence sarebbe a conoscenza di piani russi per un’invasione nei primi mesi del 2022. Va detto che anche se questi piani fossero veri non significa che l’invasione debba per forza avvenire. Non è atipico per un’organizzazione militare preparare strategie per azioni che potrebbero non verificarsi mai. Piuttosto, ciò potrebbe indicare (rimanendo comunque nell’ambito della speculazione) che Putin si aspetta che questa situazione raggiunga il suo culmine risolutivo tra Gennaio e Febbraio.

Le proiezioni ucraine di un’eventuale invasione russa – crediti MilitaryTimes (Ukranian military)

In tutto questo l’Occidente sta rispondendo. Alcune armi sono già state inviate ai soldati Ucraini, armamenti anticarro e pattugliatori della guardia costiera USA, e aiuti per la costruzione di due basi navali a marchio UK. Biden ha tuttavia chiarito che un eventuale intervento militare unilaterale da parte degli Stati Uniti è fuori discussione. L’Unione Europea starebbe inoltre valutando (sempre assieme agli USA) un nuovo pacchetto di sanzioni.

E’ interessante notare peraltro come a livello europeo stiano anche venendo decise alcune sanzioni contro persone e organizzazioni affiliate al Gruppo Wagner, mercenari russi che agiscono formalmente come privati, ma che rappresentano di fatto un’estensione del Cremlino dove questo non può agire in veste ufficiale, proprio in zone come il Donbass.

Conclusioni

Come sempre, capire cosa Putin voglia concludere non è facile. E’ possibile che sia tutto mirato ad ottenere qualche forma di garanzia da parte dell’Occidente riguardo il non tentare di espandersi in Ucraina. Tuttavia, è difficile prevedere se la NATO accetterà di perdere la faccia e, d’altro canto, Putin non potrà tirare a lungo la corda dal momento che l’economia russa versa già in condizioni critiche. Un altra ondata di sanzioni, anche se non accompagnate da una risposta militare occidentale, potrebbero essere sufficienti a seppellire il supporto politico di cui Putin gode a casa.

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