Il Primo Ministro ungherese Orbán ha annunciato che gli europarlamentari del suo partito Fidesz lasceranno il gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) al Parlamento europeo. Questa decisione è stata presa in seguito all’approvazione di una riforma del regolamento del gruppo parlamentare, secondo la quale possono venire espulse intere delegazioni statali e non soltanto singoli europarlamentari; vari quotidiani scrivono che Orbán ha preso questa decisione anche per evitare di dover subire l’espulsione dal gruppo parlamentare.
I rapporti di Fidesz con il PPE – e più in generale dell’Ungheria con l’Unione Europea – sono diventati sempre più difficili negli ultimi anni, a causa delle posizioni sempre più illiberali e discriminatorie prese da Orbán e dal suo partito, saldamente al controllo della situazione politica magiara: lo Stato ungherese, insieme a quello polacco, nella parte finale del 2020 era stato al centro del dibattito nel Consiglio europeo (composto dai capi di Stati e di governo dei 27 membri) per l’approvazione del bilancio europeo, per il quale erano state inserite delle clausole di rispetto dello stato di diritto (fortemente indebolito dalle decisioni politiche di Orbán che hanno portato a minore indipendenza della giustizia e dell’informazione); le posizioni del governo ungherese hanno portato il PPE alla sospensione di Fidesz dal gruppo parlamentare a fine 2019, perciò nell’ultimo anno gli europarlamentari ungheresi non hanno di fatto potuto partecipare all’attività politica del loro eurogruppo.

Come cambiano gli equilibri del Parlamento europeo
Il PPE è il gruppo parlamentare più numeroso all’interno del Parlamento europeo: prima della decisione di Orbán contava 187 membri (gli europarlamentari sono complessivamente 705). Di questi, 12 appartenevano al partito ungherese Fidesz; in totale sono 21 gli europarlamentari provenienti dall’Ungheria: altri 5 sono parte del gruppo parlamentare di Socialisti & Democratici (S&D), 2 di Renew Europe, 1 non è iscritto ad alcun gruppo e 1 è parte del PPE ma non è membro di Fidesz. Per quel che riguarda l’Italia, è Forza Italia ad essere affiliata a questo gruppo, con 8 europarlamentari.
Nel Parlamento europeo gli europarlamentari non sono divisi per provenienza nazionale, bensì esistono dei gruppi parlamentari di diversa posizione ideologica e composti da politici provenienti da vari Stati membri: per la creazione di un gruppo parlamentare sono necessari almeno 25 parlamentari provenienti da 7 diversi Stati membri.
Della corrente legislatura (cominciata nel 2019, si concluderà nel 2024) hanno inizialmente fatto parte anche gli europarlamentari della Gran Bretagna: erano 76, poi in seguito alla Brexit – dunque da febbraio 2020 – tali seggi sono stati redistribuiti tra i vari Stati membri oppure non sono stati assegnati.

Una grande coalizione
Nonostante l’uscita dei membri ungheresi, il gruppo PPE rimane comunque il più grande al Parlamento europeo. Questi europarlamentari potrebbero però causare un cambiamento dei rapporti di forza tra i vari gruppi parlamentari perché molto probabilmente diventeranno membri di un altro gruppo. Ad ora non c’è stata alcuna decisione definitiva, ma diversi quotidiani – italiani e non – ritengono che l’opzione più probabile sia che i politici di Fidesz possano entrare nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei oppure di Identità & Democrazia.
Del primo di questi due gruppi fanno parte Fratelli d’Italia e PiS (Prawo i Sprawiedliwość, cioè Diritto e Giustizia): i polacchi sono tra i più stretti alleati di Orbán, mentre con gli italiani sono aumentati i contatti negli ultimi tempi, come scritto da Euractiv. In ogni caso, inizialmente gli europarlamentari fuoriusciti dal PPE resteranno non iscritti ad alcun gruppo parlamentare; senza contare gli ungheresi, finora sono stati 27 gli europarlamentari non iscritti ad alcun gruppo e 10 di questi appartengono al MoVimento 5 Stelle.
Tra i membri del secondo gruppo europarlamentare precedentemente citato c’è la Lega. Un’interessante riflessione di formiche.net ipotizza quale potrebbe essere l’influenza della decisione degli ungheresi sul partito italiano: infatti, la decisione della Lega di sostenere il governo guidato da Draghi rende incoerente l’affiliazione al gruppo di Identità & Democrazia, il quale invece sostiene che nell’ambito dell’UE gli Stati nazionali debbano avere più potere.
E la Lega?
Il quotidiano ipotizza che una svolta simile potrebbe portare la Lega addirittura a entrare nel gruppo PPE proprio al posto di Fidesz. Viene anche riportato che si tratterebbe di una soluzione difficile per via dell’approccio tenuto dal partito italiano negli ultimi anni, durante i quali l’UE, le posizioni del PPE e alcuni partiti membri di questo gruppo sono stati fortemente criticati dal Carroccio, quindi l’eurogruppo avrebbe difficoltà ad accettarlo tra i suoi ranghi.
Non si tratta comunque di un’ipotesi campata in aria, perché la recente svolta di Salvini potrebbe rendere più moderate le posizioni europee della Lega, direzione verso cui già spinge Giorgetti; Salvini potrebbe però essere restio a perseguire tale strategia perché lascerebbe campo libero a Fratelli d’Italia come principale forza anti-europeista italiana.