La situazione tra Russia e Ucraina è ogni giorno più drammatica. Le trattative di pace sembrano essersi arenate e nessuno dei due Paesi pare intenzionato a cedere. Possibilità concrete per la cessazione delle ostilità, possono essere il disappunto degli oligarchi russi e le continue proteste delle persone comuni.

Il ruolo degli oligarchi
In Russia sono considerati oligarchi alcune centinaia di persone, nelle cui mani si concentra buona parte della ricchezza del Paese. All’interno di questa élite, sono però una decina quelli più influenti e potenti, al punto da avere voce in capitolo negli affari dello stato russo stesso. Esempi di questo gruppo ristretto sono Roman Abramovich, presidente del Chelsea e azionista di maggioranza di Evraz, multinazionale che si occupa di produzione di acciaio; Oleg Deripaska fondatore di Basic Element, importantissimp gruppo industriale russo; Mikhail Fridman, fondatore di Alfa Bank, la banca privata più importante di Russia.
Questi super ricchi hanno, negli anni, collaborato con il governo di Putin in un rapporto quasi simbiotico. In cambio del loro sostegno, il presidente garantiva il proprio appoggio alle loro operazioni commerciali. Ora questo rapporto può essersi incrinato. Infatti, sono tra coloro che sono hanno subito maggior danno dalle sanzioni dell’Occidente, prima fra tutte l’esclusione dal circuito di pagamenti SWIFT. Inoltre, come per il resto della popolazione russa, i loro conti esteri sono stati congelati, rendendo loro impossibile spendere buona parte delle proprie ricchezze. Non solo, si stima che nei primi quattro giorni di guerra, gli oligarchi e le loro imprese abbiano perso circa 128 miliardi di dollari. La situazione di guerra sta nuocendo pesantemente alla Russia che conta e non è da escludere che questi magnati si decidano a far pressione su Putin affinché cessi questa follia, arrivando persino a metterlo da parte.

Le proteste della popolazione
Fin dall’inizio dell’offensiva russa non sono mancate le proteste di piazza da parte dei cittadini russi stessi. Si stima che finora siano stati arrestati più di 6000 manifestanti. Le proteste finora sono state motivate dalla mobilitazione contro la guerra, ma potrebbe non mancare molto prima che i Russi scendano in piazza per motivi diversi. È chiaro come l’economia russa faccia fatica a reggere, colpita dalle sanzioni occidentali e dallo sforzo bellico. In una settimana di guerra il rublo si è svalutato del 30% e chi può è corso ai ripari, assaltando i bancomat in file kilometriche per cercare di recuperare denaro contante, non fidandosi dell’instabilità della situazione. La Russia è notoriamente un paese che vede una grandissima sproporzione nella distribuzione della ricchezza, con decine di migliaia di persone che vivono in forte povertà. Se a causa della guerra questa situazione dovesse estendersi, il rischio concreto sarebbero manifestazioni di piazza causata dalla disperazione per la crisi economica scatenata dalla guerra. Uno scenario simile, con le piazze piene e i palazzi visitati da oligarchi indispettiti, potrebbe non essere troppo lontano nel tempo e potrebbe essere una delle vie d’uscita dal conflitto, risolto quindi dalle contraddizioni interne della stessa Russia. Una volta tanto, con ricchi e poveri d’accordo.