Negli anni ’70 la situazione a #NewYorkCity è il perfetto terreno fertile in cui viene piantato il primo seme dell’#HipHop. Nel decennio precedente, infatti, furono abolite le famose #leggi #razziali che avevano segnato troppo profondamente la mente #americana per essere dimenticate tramite una sola abrogazione. Alla comunità nera non fu mai data una vera possibilità di integrarsi con il resto della #società, tanto che spesso la vita dei neri nelle grandi #città si svolgeva nei #ghetti: lì vivevano, lì lavoravano, lì crescevano e morivano. Le amministrazioni cittadine, compresa quella della #GrandeMela, decisero di abbandonare completamente quei territori, considerati improduttivi. Questa politica dell’indifferenza non fa altro che alimentare il clima di violenza e d’illegalità che si viveva nei ghetti, che si rifletté sull’economia. In un ghetto così limitante è necessario, però, anche l’intrattenimento. il #week-end il #quartiere si riunisce per #strada, a festeggiare nei «block party». Qui, la musica è materia dei #dj, quasi tutti di origini caraibiche o latino-americane: i suoni esotici si fondono con le sonorità cittadine della metropoli quando due dischi vengono fatti girare insieme. L’obiettivo principale era uno: far ballare la gente.