Il 17 e il 18 febbraio si è tenuto un incontro telematico tra i ministri della difesa degli Stati membri della NATO, in preparazione a un summit generale tra i capi di Stato e di governo che si terrà nel corso del 2021.

Secondo il Segretario Generale, il norvegese Jan Stoltenberg, ci sono diverse questioni che la NATO deve affrontare per poter essere “adatta per il futuro”: dalla sua iniziativa è stato sviluppato il progetto NATO2030.

Avremo un summit a breve, abbiamo il progetto NATO2030, abbiamo una nuova amministrazione statunitense, tutto ciò davvero è un’opportunità unica, dopo anni difficili per tutti noi da entrambe le sponde dell’Atlantico, per avere un’agenda concreta e rivolta al futuro.

Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO

Gli obiettivi

Alcuni degli obiettivi individuati sono ambiziosi e – secondo un’analisi di Caffè Geopolitico – permetteranno all’alleanza di adattarsi alle nuove sfide globali: lo stesso Segretario Generale spiega che l’alleanza ha resistito alla fine della Guerra Fredda (motivo della sua creazione originaria nel 1949) perché “siamo stati capaci di cambiare quando il mondo è cambiato. E ora il mondo sta cambiando di nuovo, quindi la NATO deve cambiare di nuovo. E questo è esattamente lo scopo di NATO2030”. La rivista geopolitica fa però notare che tale progetto dovrà venire approvato all’unanimità dagli Stati membri, perciò certe proposte potrebbero non venire realizzate come sono state inizialmente previste.

(Foto da Formiche.net)

In relazione al progetto NATO2030, il Segretario Generale sostiene che l’alleanza debba cambiare il suo concetto strategico: si tratta di un documento che individua gli obiettivi da perseguire e le tasks da affrontare ed è stato modificato per l’ultima volta nel 2010. Stoltenberg giustamente ritiene che tale documento ora non sia più adatto, facendo notare che non nomina assolutamente la Cina e il cambiamento climatico, mentre addirittura propone di sviluppare una partnership strategica con la Russia, obiettivo ormai impossibile visti i comportamenti che sta tenendo nei confronti degli Stati occidentali (infatti cinesi e russi sono stati descritti, durante la conferenza stampa del 17 febbraio, come “Stati che non condividono i nostri valori”, basati sul rispetto della legge e sulla democrazia).

I lavori

Durante la prima giornata si è discusso degli investimenti nell’ambito della difesa da parte degli Stati membri: rispetto agli scorsi anni, molti più paesi contribuiscono all’organizzazione con una cifra pari al fatidico 2% del proprio PIL, dovere spesso evitato e che quindi ha portato a critiche da parte degli statunitensi. Un altro argomento che nella storia della NATO ha sempre infastidito gli USA è il burden sharing, cioè la condivisione dei compiti: gli europei sono spesso stati accusati di non fare abbastanza e di approfittare dell’impegno americano. Stoltenberg in conferenza stampa ha detto che gli europei si rendono conto della necessità di investire di più nella difesa, “non per fare un piacere agli americani, ma perché è nel nostro interesse di sicurezza investire di più” poiché “affrontiamo un mondo più pericoloso”. Secondo il Segretario Generale, la stessa NATO potrebbe coprire i costi di alcune operazioni, così che più Stati siano invogliati a partecipare ma anche dimostrando maggiore coesione. Aspetto importante relativamente a questi investimenti è la necessità di utilizzarli per sviluppare nuove tecnologie, essenziali per garantire all’organizzazione difensiva di mantenere la sua forte posizione.

La seconda giornata di incontri ha invece riguardato la presenza militare della NATO in Afghanistan e in Iraq.
Nel primo paese la NATO è presente con la missione Resolute Support, attiva dal 2015 in sostituzione della missione ISAF, organizzata nel 2001 in seguito agli attentati terroristici dell’11 settembre contro gli USA. Nel paese sono in corso trattative per concludere un accordo di pace tra i talebani, il governo afghano legittimo e gli USA: le truppe internazionali devono – ad oggi – lasciare il paese entro il primo maggio, ma non si vede ancora una conclusione alle discussioni, perciò al meeting di questa settimana non è stata presa alcuna decisione a riguardo. Il Segretario Generale supporta una conclusione pacifica alla questione e la possibilità per l’Afghanistan di ottenere stabilità politica e di non essere più un rifugio per i terroristi; dichiara però che il ritiro delle truppe dell’alleanza dipende da delle condizioni che i talebani devono garantire, come una riduzione della violenza e la cessazione dei rapporti con i gruppi terroristici.
Nel secondo paese, invece, la NATO è presente su richiesta del governo iracheno con progetti di formazione e supporto all’esercito locale. Negli scorsi giorni le forze statunitensi che si trovano nel paese sono state l’obiettivo di un attacco missilistico lanciato da un gruppo terroristico che pare essere pro-Iran (maggiori informazioni qui); secondo il Segretario Generale, tale azione dimostra l’utilità della presenza della NATO, essenziale per stabilizzare il paese.

L’intenzione del Segretario Generale è corretta, la NATO deve cambiare e riconoscere quelle che sono e che saranno le minacce del prossimo decennio: come al solito, però, il problema delle organizzazioni internazionali è la comunanza d’intenti tra gli Stati membri. L’incontro tra i capi di Stato e di governo che si terrà quest’anno potrebbe quindi essere cruciale per la capacità della NATO di reagire efficacemente, oppure no, all’attuale contesto internazionale.

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Di Alessio Piccoli

Mi chiamo Alessio Piccoli, ho 23 anni e vengo da un piccolo paese in provincia di Pordenone. Studio Scienze Politiche all'Università Cattolica di Milano ed è proprio di politica che mi occupo, interessandomi principalmente ai contesti italiano, europeo e statunitense. Tra le mie altre passioni ci sono la musica e gli sport, il calcio soprattutto.

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