crediti: USA Today

Questo venerdì è in programma una riunione in videoconferenza che vede protagonisti i trenta ministri degli esteri della NATO circa la questione Ucraina-Russia, che sta destabilizzando in modo determinante gli animi di Oriente ed Occidente. L’obiettivo dell’incontro (virtuale) è quello di raggiungere un equilibrio volto a stemperare le tensioni e quietare lo spirito del presidente russo.

Contrasto russo-ucraino: come si è arrivati fin qui?

Pur avendo acquisito l’indipendenza dal 1991, l’ex repubblica sovietica è sempre stata percepita dai russi sotto la loro sfera d’influenza. In verità, oltre che un valore sentimentale, quello che la Russia riconosce all’Ucraina è un’importanza cruciale nel ramo geopolitico: da quando si sono palesate le prime intenzioni di incorporare lo stato bagnato dal Mar Nero alla NATO, i russi hanno iniziato a temere la presenza sempre più incombente degli USA ai confini del loro territorio, essendosi ormai insediati in tutte quelle che la Russia considera “zone cuscinetto”.

Quando nel 2013 Unione Europea e Ucraina erano sul punto di ratificare l’accordo di associazione per annettere l’ex repubblica sovietica all’Unione Europea, la Russia vide concretizzarsi tutte le sue preoccupazioni. A metà agosto dello stesso anno la Russia rettificò le proprie regole doganali sulle importazioni dall’Ucraina, in modo tale da ostacolare l’esportazione delle sue merci, trattenute dalla dogana: tattica palesemente tesa ad arrestare l’accordo europeo. Nel giro di pochi mesi il valore delle mancate importazioni calò del 10% , precipitando di 1,4 miliardi di dollari. Nel novembre del 2013 la produzione dell’Ucraina si era abbassata del 4,9%, inducendo il governo a sospendere le predisposizioni per la firma dell’accordo di associazione a causa del drastico calo economico dello Stato. Nacque così il fenomeno dell’Euromaiden, una serie di manifestazioni pro-europee che ,nel 2014, sfociarono in quella che è stata la rivoluzione ucraina.

Le preoccupazioni dei russi

Ciò che intimidisce la Federazione russa è la graduale ascesa orientale degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica, le quali gravano pesantemente sui territori del Mar Nero, Mar Baltico, Georgia, Romania e Ucraina. Putin è andato dritto al punto: l’Occidente non deve oltrepassare quelle che lui giudica essere “linee rosse” a tutela del suo Stato. A causa della presenza di determinati sistemi missilistici americani in territorio ucraino (il cui tempo di volo su Mosca sarebbe dai 10 ai 7 minuti per i missili tradizionali e 5 minuti per quelli ipersonici), la Russia è costretta ad equipaggiarsi allo stesso modo, utilizzando la medesima linea d’azione. E dal 2022 la Marina Militare russa, ci tiene a ricordare il presidente Putin, potrà contare sul nuovo missile da crociera ipersonico Zircon, in grado di vincere nove volte la velocità del suono.

Gli Americani, a quanto pare, non perdono l’abitudine di insinuarsi in casa d’altri: mezzi militari NATO sono piazzati nel Mar Nero e nel Mar Baltico; consiglieri militari occidentali sono stanziati in Ucraina e basi missilistiche in Romania e Polonia. Vladimir Putin reagisce nello stesso modo in cui gli americani avrebbero reagito se Mosca avesse piazzato una sua base in Messico o nei Caraibi, così come ci rivela la crisi cubana.

Al fine di rabbonire (solo formalmente) le tensioni, la Federazione russa ha messo in gioco un’alternativa per porre fine alla disputa: ha scelto di redigere un “Trattato sulle garanzie di sicurezza” da esibire a USA e NATO. Il 15 dicembre il portavoce presidenziale russo ha fornito una serie di documenti in cui erano abbozzati i punti chiave delle concessioni che la Russia intendeva ottenere. Più che un segno di pace, questo è stato uno degli interventi più ingegnosi avanzati dal Cremlino: un esplicito segnale che nessuna di quelle istanze potesse mai essere accolta. Allora perché intraprendere questa scelta? I fini dei russi erano fondamentalmente due: interessare per quanto possibile l’opinione pubblica seminando tensione ed incertezza; spingere la NATO ad asserire, così come ha fatto il Regno Unito, di non voler intervenire in Ucraina e conseguentemente smentire  la possibilità di un conflitto, negando anche la volontà di espansione Russa ad ovest.

Ucraina: terra di mezzo

Attualmente l’Ucraina è contornata da forze armate lungo tutti i suoi confini. Secondo il Washington Post i Russi avrebbero stabilito uno schieramento di 175mila militari lungo i confini ucraini. Sebbene fino ad oggi l’eventualità di un’ incursione russa era solo utopia, adesso incominciano a profilarsi le prime vere e proprie preoccupazioni. L’alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borell, prendendo la minaccia per concreta ha affermato come l’Unione Europea, nell’evenienza di un attacco armato, parteggerà per Kiev. Lo stesso Joe Biden, con determinazione, ha dichiarato come gli Stati Uniti siano pronti ad intervenire davanti ad ulteriori minacce. Il ministro della difesa russo, Sergei Shoigu, ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero piazzato circa 8000 truppe nell’Europa orientale, a ridosso dei confini russi. Altre fonti hanno rivelato che nella regione del Donbass vi sarebbero compagnie militari private statunitensi pronte ad addestrare l’esercito ucraino per un’eventuale aggressione. Circa queste fonti, però, non vi è mai stata alcuna garanzia né da parte degli States né tanto meno da altri paesi membri dell’Alleanza Atlantica.

Dunque la condizione odierna è la seguente: da una parte c’è l’Occidente che incrimina la Russia di progettare un’invasione dell’Ucraina su larga scala. Dall’altra, il Cremlino smentisce di avere intenzioni bellicose, ribadendo che lo spostamento di truppe all’interno del proprio Stato rientra negli affari interni.

In Germania il quotidiano Bild ha pubblicato uno schema sulle possibili tattiche d’attacco russe, imperniate principalmente su tre fronti distinti: il primo a sud con l’attacco alla città di Kherson; il secondo ad est, attraverso le repubbliche ribelli di Lugansk e Donetsk e il terzo direttamente sulla capitale, Kiev.

I soldati russi ai confini dell’Ucraina fanno paura, ma è altresì vero che pronunciarsi su un concreto piano di invasione sembra un azzardo, pensando alle conseguenze disastrose che questa riporterebbe. Se la Russia invadesse l’Ucraina, la NATO comprometterebbe Moldavia, Polonia, Ungheria e Slovacchia dando il via ad una guerra continentale. Un contesto assurdo e a tratti utopistico. Il conflitto avrebbe un’estensione talmente vasta e disastrosa da sconvolgere l’Europa con una rilevanza paragonabile a quella della Guerra Fredda. Secondo gli analisti Mosca fa pressione sui confini ucraini perché conscia del fatto che l’occidente non risponderebbe per non allargare il conflitto, al seguito del quale si sommerebbero le disastrose conseguenze che questa pandemia sta disseminando a livello mondiale.

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