L’accordo AUKUS e il dibattito sulla difesa europea

Relativamente alla vicenda AUKUS molti osservatori sottolineano come per la Francia lo smacco peggiore non sia stato perdere l’ingente commessa con l’Australia, quanto piuttosto venire messa da parte dagli USA nel contesto Indo-Pacifico a favore di una più classica alleanza anglofona. Questa vicenda potrebbe far riconsiderare l’importanza di una più stretta collaborazione dei membri dell’UE in tema di difesa, per permettere all’Unione di essere in grado di influire su questioni globali.

I progetti francesi

Molte dichiarazioni del presidente francese Macron hanno messo in discussione l’attuale set di alleanze nel contesto occidentale, soprattutto in riferimento alla NATO: pur non volendo rinunciare completamente alla partnership con gli USA, la Francia ritiene necessario dover trovare degli spazi per poter agire in modo autonomo, aspirazione non nuove nella storia della Quinta Repubblica.
La vicenda AUKUS ha pesantemente offeso i francesi, che hanno richiamato i propri ambasciatori negli USA e in Australia. Per riparare a ciò, nei giorni successivi si è tenuto un colloquio telefonico tra Biden e Macron, durante il quale pare che il tema della difesa europea abbia avuto una posizione centrale:

«The United States also recognizes the importance of a stronger and more capable European defense, that contributes positively to transatlantic and global security and is complementary to NATO.»

Joint statement on the phone call between President Biden and President Macron, 22 settembre 2021.

Si tratta soltanto di un paio di righe in un riassunto di una telefonata, ma è giusto notare come potrebbero dare diversa legittimazione a dichiarazioni in tale ambito.

Il presidente francese Macron e il suo omologo americano Biden a colloquio (immagine da France24)

Le intenzioni europee

Si riconducono a questo tema anche le affermazioni fatte dalla Presidente della Commissione Europea von der Leyen durante lo Stato dell’Unione 2021: sebbene sia necessario collaborare con la NATO, l’UE deve anche riuscire ad avere maggiore autonomia d’azione (però von der Leyen non nomina mai il concetto di autonomia strategica).

«Europe can – and clearly should – be able and willing to do more on its own.»

2021 State of the Union address by President von der Leyen, 15 settembre 2021.

Secondo von der Leyen, una difesa europea (nel discorso battezzata European Defence Union) permetterebbe di mantenere stabile il contesto regionale europeo, di rispondere alle nuove minacce di tipo tecnologico e di agire dove la NATO e l’ONU non riuscirebbero a intervenire. Finora non si è riusciti a creare nulla in questo ambito per mancanza di volontà politica, ma ora – sostiene von der Leyen – questa lacuna si può colmare e già durante la prossima presidenza del Consiglio Europeo verrà tenuto un Summit sulla Difesa Europea.

A chi spetta la presidenza del Consiglio Europeo durante il prossimo semestre (gennaio-giugno 2022)? Alla Francia.

La presidente della Commissione europea von der Leyen durante il Discorso sullo stato dell’Unione tenutosi a settmebre (foto da Politico.eu)

Ci sono molti ostacoli

Questi elementi non devono però far ritenere che i progetti di difesa comune europea abbiano la strada spianata, anzi.

Innanzitutto, si tratta finora di proposte, senza che ci siano progetti precisi: ad esempio, Euractiv sottolinea come von der Leyen durante lo Stato dell’Unione non abbia indicato come la European Defence Union potrebbe interagire con la NATO. Proprio l’esistenza dell’Alleanza Atlantica è uno dei motivi per i quali secondo vari Stati membri i progetti europei di difesa comune sono superflui.

Inoltre, l’approccio francese alle questioni internazionali non è sempre apprezzato, anche dagli stessi alleati: ci potrebbe quindi essere il timore che l’insistenza verso una struttura europea di difesa possa poi venire sfruttata dalla Francia per obiettivi più personali.

Nonostante tali ostacoli, i rapporti di forza globali aprono ora degli spazi per una maggiore proattività europea nell’ambito della difesa: innanzitutto come vera potenza regionale nel Mediterraneo allargato, ma pure come attore in grado di proiettarsi in scenari lontani dal Vecchio Continente. Sta agli Stati membri voler procedere in tale direzione, cercando, anche in questo ambito, di agire con maggiore unità.

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Di Alessio Piccoli

Mi chiamo Alessio Piccoli, ho 23 anni e vengo da un piccolo paese in provincia di Pordenone. Studio Scienze Politiche all'Università Cattolica di Milano ed è proprio di politica che mi occupo, interessandomi principalmente ai contesti italiano, europeo e statunitense. Tra le mie altre passioni ci sono la musica e gli sport, il calcio soprattutto.

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