L’economia ci insegna che le aspettative possono avere un ruolo cruciale nell’influenzare le azioni degli individui. Plasmano i risultati attesi, condizionano strategie, vincolano le scelte. Se c’è una persona che tutti questi concetti li conosce ed è in grado di brandirli come strumenti del proprio agire, quella persona è sicuramente Mario Draghi.

Ad alcuni potrebbe sembrare un dettaglio, una dinamica utile per paper di economia monetaria o per complesse speculazioni finanziare. Ebbene, niente di più lontano dalla realtà.

Pressione internazionale

Proviamo a considerare per un attimo uno dei principali ambiti dove le aspettative ricoprono un ruolo principe: la politica estera. Avviciniamo ora l’economia, intesa come ambiente dove le aspettative affluiscono per la determinazione dei prezzi, dalla domanda e dell’offerta.

Ecco allora che davanti ai nostri occhi alcuni dati (spread in primis) iniziano a prendere sostanza, dando peso alle reazioni internazionali che nelle ultime settimane si sono avvicendate, tra le colonne dei principali giornali internazionali.

Lo spread , indica la differenza di rendimento tra due titoli (azioni, obbligazioni, titoli di stato) dello stesso tipo e durata, uno dei quali è considerato un titolo di riferimento

Draghi durante la propria carriera ha saputo catalizzare, lentamente ma con costanza, una diffusa e solida credibilità internazionale che gli si è valsa una serie di enfatici appellativi: “Salvatore dell’Euro”, “Gigante dell’Europa” (ndr New York Times), fino al più pop “Super Mario” (ndr The Times).

Tutto questo per dire che, se è certamente vero che per il premier il fronte interno non sarà privo di prove politicamente ardue da superare, egli potrà godere di una certa pressione internazionale capace di favorire alcune delle famose misure che la politica non ha il coraggio di affrontare, perché complesse e sicuramente poco spendibili elettoralmente, almeno nel breve termine.

I fondi del RF e le dichiarazioni d’intenti a proseguire sul sentiero delle politiche monetarie accomodanti da parte della BCE sono, per molti osservatori internazionali, l’ultimo colpo di scure alle giustificazioni decennali di una classe politica italiana, ancora stordita dall’avvicendamento avvenuto a Palazzo Chigi.

La sfida europea

Parallelamente alle speranze di ripresa sul fronte economico le principali testate internazionali hanno rilanciato il tema Unione Europea. Con le dovute proporzioni, la salita al governo di Mario Draghi ha rappresentato quello che per gli USA è stato il ritorno di un presidente democratico alla Casa Bianca.

L’aspettativa è rivolta a possibili nuovi sviluppi europei, incoraggiati dalla situazione pandemica e dalla necessità di sforzi sempre più coordinati per il suo superamento. A questo proposito lo stanziamento di bonds europei unitamente al riorientamento italiano verso occidente hanno alimentato le speranze verso un possibile futuro ampliamento del budget UE.

Fonte TheGuardian

I due precedenti governi Conte avevano virato ad oriente, i partner europei hanno ancora in mente le arance portate in dono a Pechino (ndr nel contesto degli accordi sulla “Via della Seta”), l’atteggiamento accomodante verso Putin e suoi sodali del Patto di Visegrad, per non dimenticare il celebre vezzeggiativo “Giuseppi” che varie inchieste hanno rivelato non essere un semplice attestato di stima.

Quello che ci si aspetta ora da Draghi è un deciso passo verso le principali cancellerie europee e la ricostruzione di un solido triangolo Roma-Parigi-Berlino.

Atlantismo

Non meno influenti sembrano le congiunture atlantiche, che vedono il neopresidente statunitense Biden pronto ad una nuova stagione aperta agli storici alleati europei.

La sponda atlantica da questo punto di vista potrebbe essere un fondamentale partner per rilanciare le sorti economiche del paese, rinsaldare le dinamiche collaborative in merito principali questioni internazionali e parallelamente accreditare finalmente l’Italia come un interlocutore credibile.

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