La legge rivoluzionaria sul suicidio
L’Austria ha da poco approvato la legge che legalizza il suicidio assistito. La nuova disposizione è entrata in vigore l’1 Gennaio 2022. L’Austria fino a poco tempo fa puniva con cinque anni di reclusione coloro che aiutavano le persone che sceglievano il suicidio. Ad oggi invece, Vienna festeggia un nuovo passo avanti nell’ambito dei diritti umani.
Questa nuova legge permette, sia a chi li aiuta, sia a coloro che scelgono il suicidio assistito, di avere una protezione penale. Parliamo di persone che, affette da gravi patologie, scelgono di loro volontà di avere una fine dignitosa. Di conseguenza, vengono ridefiniti nuovi criteri e modalità d’accesso per le procedure in questione.
Non è un processo accessibile a chiunque, ma è previsto unicamente solo per pazienti terminali o affetti da gravissime patologie che non prevedono cure. Per perpetrare la richiesta di assistenza, è possibile presentarne una a un notaio o a un “difensore civico” dei pazienti. Approvata la procedura in seguito a vari accertamenti medici, i pazienti avranno un periodo di 12 settimane nel caso vogliano ripensare alla scelta fatta.
Se scattate le 12 settimane i pazienti riconfermano la loro precedente volontà, possono ricevere tramite la farmacia un farmaco letale. Parallelamente, è previsto un miglioramento dei centri palliativi. Parliamo di centri e ricoveri dove i pazienti terminali e le loro famiglie vengono accuditi al fine di alleviare il più possibile le loro pene.

Com’è la situazione nel resto d’Europa?
La procedura, già legale in Svizzera, è stata depenalizzata, in modi differenti, anche in altri paesi europei tra cui Lussemburgo, Spagna, Paesi Bassi, Belgio e Inghilterra.
Restano dichiaratamente contrarie alla legalizzazione del suicidio assistito Irlanda e Italia. Famoso è il caso di Dj Fabo,(ma sono tanti i casi simili) diventato il simbolo della battaglia per la legalizzazione della pratica in Italia. Nonostante la prima proposta di legge sul tema risalga al 1984, non c’è ancora una norma che regoli la questione.
In Italia, infatti, l’eutanasia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dagli articoli 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale.
Il panorama nazionale non ci appare molto rassicurante vista la scarsa considerazione della questione, ma a dare speranza c’è la proposta per il nuovo referendum, partita la scorsa estate.
Il referendum “visionario”
Vari movimenti e associazioni hanno proposto una raccolta firme col fine di risollevare la questione sull’eutanasia e poter far partire un referendum.
Il referendum sull’eutanasia legale è di tipo abrogativo e mira quindi a «deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge». Per approvare il referendum, deve essere raggiunto il quorum, cioè che il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto si rechi alle urne. Se poi i “sì” superano i “no” allora il referendum può dispiegare i suoi effetti.
Pochi mesi dopo l’inizio della campagna, si contavano già più di un milione e duecentomila firme. I promotori ,di conseguenza, hanno organizzato una manifestazione per il deposito delle firme in Cassazione a Roma.
La proposta che inizialmente rappresentava un obiettivo troppo utopico, ha assunto una forma più concreta dopo che il numero minimo di firme è stato di gran lunga superato.
Questo avvicinamento alla questione sociale, ci dimostra un sentimento rinnovatore comune ai molti italiani che hanno firmato. Il giudizio di ammissibilità della Corte Costituzionale è previsto per metà Gennaio. In seguito a quest’ultimo passaggio, il referendum dovrebbe ipoteticamente tenersi tra il 15 Aprile e il 15 Giugno.