Entrato nella lista dei diritti umani, il diritto ad un aborto sicuro e legale è previsto in numerosi trattati internazionali, ma a livelli nazionali non è così scontato.
L’Argentina ha fatto un passo avanti verso la sua legalizzazione. La Camera dei deputati argentina ha approvato un disegno di legge per cui la l’interruzione della gravidanza è ammessa non è più ammesso solo in caso di stupro o se la salute della donna è in pericolo. Nonostante l’opposizione della Chiesa, la legge passerà all’esame del Senato dove, nel 2018, prevalse il no.
Grazie all’introduzione di alcune modifiche al testo originario, quale l’inserimento dell’obiezione di coscienza, il disegno di legge potrebbe essere approvato definitivamente.
In Irlanda, invece, quest’anno c’è stato un referendum sull’aborto che ha portato all’abrogazione di un divieto sull’interruzione volontaria di una gravidanza. Uno dei Paesi più cattolici dell’Europa occidentale, l’Irlanda, ad avere regolamentazioni e leggi molto restrittive.
Restando in Europa, è da menzionare lo Stato di Malta: unico Paese dell’Unione Europea in cui l’aborto è completamente proibito.
In altri Paesi, dove è permesso, il limite per l’interruzione della gravidanza è tra le dodici e quattordici settimane. Si avvalgono di questa limitazione: Stati Uniti, Canada, Australia, Russia, Cina, Germania, Francia, Italia.
Caso più recente, che ha fatto e continuerà a far discutere, è quello della Polonia. Pur avendo già (dal 1993) una delle legislazioni più rigide d’Europa, consentendo l’aborto solo in tre casi (pericolo di vita per la madre, stupro o grave malformazione del feto), dal 22 Ottobre scorso la Corte Costituzionale polacca ha stabilito che l’interruzione della gravidanza per grave malformazione del feto (che rappresentava il 98% dei casi di aborto nel Paese) sia una violazione della Costituzione.

La paura, adesso, è quella che le donne polacche (si stima tra le 100 e le 200 mila) possano ricorrere a soluzioni clandestine o che vadano all’estero per poterne avere accesso.
In altre parti del mondo, però, le leggi sono ancora più dure. Secondo il Washington Post lo Stato con la legge più punitiva al mondo è El Salvador, dove è sempre vietato abortire. Le donne che lo fanno o che hanno un aborto spontaneo possono rischiare fino a 30 anni di prigione.
Stessa cosa avviene in Nicaragua, anche se negli ultimi anni la legge sembra essere stata applicata meno rigidamente.
Per una panoramica sul resto del mondo:
- L’aborto è consentito in casi di salute precaria fisica e mentale della donna, malformazione del feto, stupro e condizione socio-economia instabile in:
- Cipro
- Giappone
- India
- Nuova Zelanda
- L’interruzione volontaria della gravidanza è consentita in caso in cui la vita della donna sia in pericolo in:
- Nigeria
- Somalia
- Libia
- Sudan
- Afghanistan
- Bangladesh
- Paraguay
- Venezuela
- In caso di stupro e malformazione del feto, si aggiungono alla precedente lista:
- Indonesia
- Messico
- Cile
- Panama
- Unitamente alle condizioni sopracitate, la possibilità di aborto anche in caso di incesto è consentita in:
- Algeria
- Eritrea
- Gambia
- Namibia
- Sierra Leone
- Colombia
- Giamaica
- Seychelles
- Non è, invece, assolutamente consentita la possibilità di abortire in alcun caso in:
- El Salvador
- Nicaragua
- Angola
- Egitto
- Gabon
- Guinea-Bassau
- Madagascar
- Senegal
- Iraq
- Laos
- Isole Marshall
- Filippine
- Haiti
- Repubblica Domenicana
Non c’è dubbio che radici culturali, religiose e movimenti favorevoli/contrari diano origine a dibattiti e scontri tra pro e contro la possibilità di una donna di abortire.
Quella mostrata nell’articolo è una panoramica globale, sicuramente in evoluzione.
crediti immagine in copertina: Viktoria Slowikowska