Nell’ultima settimana l’attenzione mediatica e dell’opinione pubblica si è focalizzata sul vaccino AstraZeneca, in particolare sui possibili effetti collaterali causati dallo stesso. Segnalazioni di casi sospetti di trombosi avevano portato alla sospensione in via precauzionale della somministrazione del vaccino anglo-svedese in molti paesi europei, tra cui l’Italia.

L’OMS e l’EMA hanno sempre rassicurato sull’utilizzo vaccino. Proprio l’EMA giovedì aveva terminato la sua indagine sul vaccino AstraZeneca e concluso che i dati mostrano la sua sicurezza ed efficacia. Gli stati interessati dalla sospensione hanno quindi ripreso la vaccinazione con AstraZeneca.

Allarmismo ingiustificato

Si potrebbe dire tutto è bene quel che finisce bene. Le procedure di controllo delle agenzie internazionali e nazionali hanno fatto il loro corso.

Ma al di là del merito sui presunti rischi del vaccino, ciò che ha colpito, personalmente non stupito, è stato il modo in cui la stampa e i telegiornali nazionali hanno trattato la questione AstraZeneca: eccessivo allarmismo diffuso senza remora accompagnato da un sensazionalismo di cui non se ne sente il bisogno, generato soprattutto dalla morte di alcuni concittadini che erano da poco stati vaccinati con AstraZeneca. Le autopsie non hanno rilevato nessuna correlazione tra la somministrazione del vaccino e il decesso.

(Da Tempo)

Venerdì 12 marzo uno dei quotidiani più letti in Italia titolava in prima pagina «AstraZeneca, paura in Europa» ed altri titoli di giornale hanno sfiorato il grottesco. Parlare di “terrorismo mediatico” forse non è esagerato.

Notizie come questa vanno ovviamente date, ma c’è modo e modo di informare i cittadini. Andrebbe evitato di ingigantire preoccupazioni irrazionali ed infondate, soprattutto alla luce del fatto che una parte non trascurabile di popolazione italiana fatica a processare le notizie in modo razionale, vuoi per scarsa istruzione o per propri bias.

I problemi del sistema mediatico

È chiaro che un singolo titolo di giornale è solo il simbolo di un sistema mediatico che sembra non funzionare al meglio. Ciò che lascia perplessi è piuttosto il continuo martellamento con notizie che non giustificano una costante esposizione mediatica, e un esempio è proprio il “caso” AstraZeneca. Oltretutto il flusso delle notizie è ormai velocissimo. Avvenimenti di pochi giorni prima perdono totalmente importanza e fatti che meriterebbero maggiore attenzione vengono subito posti nel dimenticatoio.

Durante la pandemia queste tendenze si sono esacerbate. Sono emersi i limiti e le inadeguatezze che credo caratterizzino i mezzi di informazione italiani: troppo peso dato ad alcune notizie e troppo poco ad altre, mancanza di approfondimento, eccessiva semplificazione, allarmismo e sensazionalismo (in riferimento alla crisi attuale) che diffondono irrazionalità e paura.

Certamente, ciò non riguarda tutti i soggetti deputati all’informazione. È altrettanto vero che i giornali non possono prescindere dalla vendita di più copie possibili e i programmi televisivi e i TG dallo share. Ma credo che l’equilibrio fra informazione e vendita di un prodotto sia troppo spostato verso la seconda.

Le modalità

Non c’è da stupirsi se in questo momento le notizie sul covid-19 dominano l’informazione. Tuttavia, alcune modalità lasciano perplessi: talk show che fanno a gara per avere il virologo più in voga al momento; continua diffusione di dati giornalieri sul numero di positivi e morti, quando sarebbe più utile assumere una prospettiva temporale più ampia in modo da comprendere meglio l’andamento dell’epidemia; mancanza di una vera sensibilizzazione della popolazione riguardo l’importanza di vaccinarsi. In generale si registra l’incapacità di fornire informazioni chiare e non contrastanti che non producano spaesamento nell’opinione pubblica.

I media hanno una grandissima responsabilità verso i cittadini, a maggior ragione in un momento come questo. Svolgono un ruolo essenziale nel garantire l’accountability della classe politica. Il miglioramento del nostro paese passa anche da un miglioramento degli organi di informazione, che sono fondamentali nel monitorare i governanti e nel rendere i cittadini veramente consci di ciò che accade.

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